No, non ci sono parole; Oggi non ci sono parole.
Forse li ricorderete in questa foto; qualcuno diceva che erano morti già quella notte. E che li avevano gettati là in fondo, in un anfratto fra le bellissime campagne della Murgia. Erano ancora verdi all'inizio di giugno di due anni fa, era piovuto tanto l'inverno prima. Qualcuno diceva anche che era stato proprio il padre ad ammazzarli. E poi a far scivolare nel pozzo i corpi dei suoi due bambini, i cadaveri di Francesco e Salvatore. Voci sfumate che erano finite nelle 275 pagine della prima "informativa" poliziesca, l'indagine sul giallo italiano dell'estate: "I fratellini scomparsi di Gravina".
Li avevano cercati dappertutto. Anche là vicino. Con i cani. Con i sommozzatori. Con gli speleologi. Con i medium. Con gli elicotteri. Con i volontari del soccorso alpino. Con i pregiudicati della zona. Torchiati notte dopo notte, quelli avevano fatto sapere: "Guardate meglio in quella famiglia".
Un mese di ricerche e di speranze, poi è calato un silenzio da paura.
Francesco e Salvatore Pappalardi, tredici anni il primo e undici il secondo, spariscono il 5 giugno del 2006. Spariscono alle 17,30 in una strada del loro paese, Gravina di Puglia. A fine estate dei piccoli ancora nessuna traccia. All'improvviso c'è una svolta nell'inchiesta: il 6 settembre Filippo Pappalardi, il padre, riceve un avviso di garanzia per sequestro di persona.
Tutti parlano dei due fratellini ma nessuno sa niente. Tutti parlano però Francesco e Salvatore sono due piccoli fantasmi. E' il momento delle sette sataniche, dei numeri del diavolo. Dei pedofili che infestano la Murgia. Dei nemici del padre o della madre. Le piste diventano tante. Troppe. L'inchiesta è ferma. I bambini non ci sono e i loro cadaveri nemmeno. E' passato quasi un anno dall'inizio di questo mistero, "il giallo di Gravina" sembra un caso da archivio. Il 22 maggio Filippo Pappalardi torna alla procura della repubblica di Bari. Lo interrogano un'altra volta. Entra testimone ed esce indagato. Ma non parla. La sua vita scorre normalmente. Continua a fare l'autista, passeggia per le strade di Gravina di Puglia, rilascia interviste alle tivù.
Un anno e mezzo dopo le speranze di ritrovarli vivi non ci sono più. Forse il procuratore sa già tutto, forse sa chi è l'assassino di Francesco e Salvatore. Il 27 novembre del 2007 i poliziotti arrestano Filippo Pappalardi.
Ieri sera il ritrovamento, dopo aver messo in salvo un ragazzo che, accidentalmente, era caduto proprio in quel pozzo. Orribile; quello che non avremmo mai voluto raccontare. Forse gettati vivi nel pozzo, e lasciati morire di stenti e di paura.
Orrore su orrore; Ciccio e Tore sono stati ritrovati in posizione fetale, Ciccio con il pollice in bocca, probabilmente gridava e cercava la sua mamma.
La gente ha salutato con un applauso le bare con le salme dei piccoli.
Forse li ricorderete in questa foto; qualcuno diceva che erano morti già quella notte. E che li avevano gettati là in fondo, in un anfratto fra le bellissime campagne della Murgia. Erano ancora verdi all'inizio di giugno di due anni fa, era piovuto tanto l'inverno prima. Qualcuno diceva anche che era stato proprio il padre ad ammazzarli. E poi a far scivolare nel pozzo i corpi dei suoi due bambini, i cadaveri di Francesco e Salvatore. Voci sfumate che erano finite nelle 275 pagine della prima "informativa" poliziesca, l'indagine sul giallo italiano dell'estate: "I fratellini scomparsi di Gravina".
Li avevano cercati dappertutto. Anche là vicino. Con i cani. Con i sommozzatori. Con gli speleologi. Con i medium. Con gli elicotteri. Con i volontari del soccorso alpino. Con i pregiudicati della zona. Torchiati notte dopo notte, quelli avevano fatto sapere: "Guardate meglio in quella famiglia".
Un mese di ricerche e di speranze, poi è calato un silenzio da paura.
Francesco e Salvatore Pappalardi, tredici anni il primo e undici il secondo, spariscono il 5 giugno del 2006. Spariscono alle 17,30 in una strada del loro paese, Gravina di Puglia. A fine estate dei piccoli ancora nessuna traccia. All'improvviso c'è una svolta nell'inchiesta: il 6 settembre Filippo Pappalardi, il padre, riceve un avviso di garanzia per sequestro di persona.
Tutti parlano dei due fratellini ma nessuno sa niente. Tutti parlano però Francesco e Salvatore sono due piccoli fantasmi. E' il momento delle sette sataniche, dei numeri del diavolo. Dei pedofili che infestano la Murgia. Dei nemici del padre o della madre. Le piste diventano tante. Troppe. L'inchiesta è ferma. I bambini non ci sono e i loro cadaveri nemmeno. E' passato quasi un anno dall'inizio di questo mistero, "il giallo di Gravina" sembra un caso da archivio. Il 22 maggio Filippo Pappalardi torna alla procura della repubblica di Bari. Lo interrogano un'altra volta. Entra testimone ed esce indagato. Ma non parla. La sua vita scorre normalmente. Continua a fare l'autista, passeggia per le strade di Gravina di Puglia, rilascia interviste alle tivù.
Un anno e mezzo dopo le speranze di ritrovarli vivi non ci sono più. Forse il procuratore sa già tutto, forse sa chi è l'assassino di Francesco e Salvatore. Il 27 novembre del 2007 i poliziotti arrestano Filippo Pappalardi.
Ieri sera il ritrovamento, dopo aver messo in salvo un ragazzo che, accidentalmente, era caduto proprio in quel pozzo. Orribile; quello che non avremmo mai voluto raccontare. Forse gettati vivi nel pozzo, e lasciati morire di stenti e di paura.
Orrore su orrore; Ciccio e Tore sono stati ritrovati in posizione fetale, Ciccio con il pollice in bocca, probabilmente gridava e cercava la sua mamma.
La gente ha salutato con un applauso le bare con le salme dei piccoli.
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